Lucio Mayoor Tosi Mare (versione originale) Gira su se stesso l’angolo di una palazzina. Nelle pause dei telefoni scorrono cifre interminabili. Case ferme nel vicolo all’approdo delle quattordici e trenta. Facce si rialzano. Altre scendono in ascensore. I volti reclusi negli oblò. Nel silenzio dei soffitti una mano misteriosa sta sistemando l’intonaco con piastrelline di luce. La goccia cristallina scende nella flebo. All’ospedale dove nei vialetti si cade facilmente. Foglie di primavera e autunno. Lei si sdraia accanto. Lo guarda come stesse parlando. Suggerisce un braccialetto. Ogni tanto con le braccia conserte. Ogni tanto non c’è. il suono di una lampadina accesa. Due note ripetute. La strada va da una finestra all’altra: con la sposa a braccetto, la prima volta che ci addormentammo, il tempo dimenticato all’abat-jour. Il fiore gambo e sottana. Ombre attente hanno volto e rugiada. Labbra. Le ville in terra e gli appartamenti in cielo. Il mare laggiù. È blu, nuvola rosa.

via Lucio Mayoor Tosi